La Società del Passatore: “solo dare, nulla chiedere”
La Società del Passatore fu fondata da Alteo Dolcini nel novembre del 1969 assieme a Pietro Crementi e ad altri appassionati delle tradizioni romagnole. Lo statuto della Società affermava, all’articolo 1°, che “La Società del Passatore intende operare nella lettera e nello spirito del suo motto “sol da dè e gnit da dmandè” inteso come disponibilità ad agire con sentimenti di amicizia e fraternità che traggono naturale sorgente dal carattere dei romagnoli di nascita e di spirito e loro amici in ogni parte del mondo, attuando le iniziative che saranno ritenute degne ed in grado di onorare la Società ed i suoi membri”.
La Società del Passatore si affiancò all’Ente Tutela Vini e al Tribunato di Romagna e ne diventò l’emanazione per attività di aggregazione popolare. Tema conduttore degli incontri era la valorizzazione e l’affermazione della produzione enologica, oltre ad ogni aspetto del folklore legato alla Romagna: attività benefiche, artistico-culturali, enogastronomiche, sportive e ricreative.
Ancora una volta è il Passatore, simbolo di dispute storico-letterarie, a trascinare l’entusiasmo di migliaia di soci: “I Romagnoli dicono che il Passatore Cortese (che non ha niente, nientissimo in comune con il Pelloni) è il Cavaliere dell’ideale, è il vindice, è il patriota, è quello che “toglie a chi ha per darlo a chi non ha”. E’ un mito, insomma, patrimonio delle genti. Il delitto sarebbe rinunciare a questo mito. Specie oggi che il mito del Passatore Cortese vuole che te sol da dè e gnit da dmandè ma soprattutto vuole che si faccia vino genuino” (Alteo Dolcini, Mercuriale Romagnola, 1969).
La Società del Passatore svolse la sua attività grazie all’impegno volontario di centinaia di appassionati. Era considerata come una grande città, con sette quartieri o Cà e tanti rioni o Fattorerie. A capo di ogni Cà c’era un Arzdor e per ogni Fattoreria un Fator, che collaborava con l’Arzdor per la preparazione degli incontri conviviali.
Dalla grande passione dei volontari scaturirono numerose iniziative: la Banda del Passatore, il Gruppo Paracadutisti del Passatore, la Scuderia Automobilistica del Passatore, i gruppi di ballerini e di sciucaren (schioccatori di fruste).
Durante le manifestazioni ogni iscritto indossa il caplazz, caratteristico copricapo di feltro indossato in Romagna nel 18° e 19° secolo. Ai soci di merito il caplazz viene imposto recitando la formula, o patto, che ispira la Società del Passatore. Dopo appena un decennio dalla sua fondazione non c’è continente al mondo che non abbia accolto il rito del caplazz.
Dal 1973 la gara podistica 100 km del Passatore unisce Firenze a Faenza e negli anni ottanta viene organizzata anche a Washington. I plenum, i grandi incontri annuali di tutte le Cà e Fattorerie, richiamano grandi folle.
Grazie alla Società del Passatore la Romagna riscoprì le sue tradizioni e Alteo Dolcini realizzò il progetto di trasformare un brigante in un emblema positivo e costruttivo che accomuna i romagnoli, in tutto il mondo, nell’orgoglio delle loro origini.
Questo articolo che contiene una foto storica del 1974 in cui sono presenti due dei fondatori della 100 Km del Passatore (Pietro “Pirì” Crementi e Alteo Dolcini) è stato pubblicato su Il Resto del Carlino del 03 agosto 2021:
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