“Come si mangia un elefante?” “Un pezzetto alla volta” (Proverbio africano)
“Ma sei scemo?” così esclama mia mamma a gennaio quando le dico che mi sono iscritto il Passatore.
E’ chiaro che con tali motivazioni dall’esterno non vai molto lontano, la motivazione – quella forte e vera che ti spinge a superare qualunque cosa – la devi trovare dentro di te.
Ho terminato un 2013 in cui, dopo l’esperienza negativa di Reggio Emilia, forse la corsa non mi dà più quelle sensazioni magiche, forse è finito un ciclo della mia vita ed è ora di pensare qualcosa di nuovo.
Mia moglie sostiene che io dopo 4 o 5 anni di una passione in cui mi butto anima e corpo poi mi stufo e l’abbandono completamente, chissà, forse è venuto questo momento è già successo altre volte.
Il Passatore sarà un bel banco di prova per capire quanto ho ancora voglia di correre.
Intanto però sono mesi in cui, soprattutto da marzo, ho iniziato ad allenarmi seriamente e a mettere su chilometri, qualche lungo ma più che altro uscite ravvicinate tipo: venerdì sera, sabato mattina, domenica mattina, non troppi chilometri ma frequenti.
Tanta corsa solitaria, tanti percorsi vari con saliscendi non troppo ripidi, al buio, solo con la frontale il kamel bag ed i miei pensieri, in un inverno non troppo freddo ma sempre umido che anche ad aprile non vuole cedere il passo alla primavera.
Spesso corro in trance e mi dico “davvero non mi ricordo di essere passato nel tal posto”.
Ma più che altro alleno la testa. Non ho trovato in questi mesi una sola argomentazione che mi dicesse : non puoi farcela.
Anzi, man mano che i giorni passavano mi sono sempre più convinto del contrario, che sarei arrivato a Faenza col sorriso sulle labbra, un passo dietro l’altro costruendo questa impresa proprio come si mangia un elefante: un pezzetto alla volta.
Come da programma una maratona a marzo, una ad aprile, la 50 km di Romagna per assaggiare la dimensione delle ultra.
Ho impostato una tabella con le tappe del Passatore con i passaggi ogni 10 chilometri e nei paesi principali, ma quando vedo il tracciato Garmin di un amico che l’ha corsa lo scorso anno capisco che sto sbagliando tutto, butto via e rifaccio da capo, come un problema di matematica mal riuscito e prendo lui come modello: se ti sembra di andare piano rallenta, poi quando manca poco puoi iniziare a tirare.
Rifaccio quindi la tabella con l’obiettivo di chiudere appena sotto le 13 ore e alla fine sarò quasi in linea.
Ho provato tutti i materiali, ho provato le borse e i cambi, ho anche testato l’alimentazione da tenere in gara, persino le garze adesive per proteggere l’inguine dalle escoriazioni.
Niente lasciato al caso, non posso buttare via questi mesi per una leggerezza, anche se analizzando oggi forse qualcosa si può rivedere, sarà un tesoro per il futuro.
Ho due grandi nemici: il caldo e lo stomaco, il primo mi terrà compagnia per almeno 5 ore, il secondo è lì pronto a castigarmi se oserò aassaggiare qualcosa di poco gradito.
Il meteo non promette niente di buono già da venerdì pomeriggio a Firenze c’è un’afa terribile, speriamo di non finire come alla 50km di Romagna con lo stomaco devastato e un principio di disidratazione…..
Sabato: ritrovo con gli amici appena giunti, ritiro pettorale, faccio conoscenza con la ragazza americana che una settimana fa ha vinto la 9 colli giungendo seconda assoluta, andiamo a mangiare l’ultima pasta prima della partenza e il ristorante un po’ fighetto ci propone dosi omeopatiche, integriamo con decine di fette del magnifico pane toscano insipido.
Mentre mi sto cambiando mi cade l’occhio su un atleta vicino: ha il pettorale numero 5, lo conosco, frequenta il forum di corsa e lo scorso anno è arrivato ……quinto !!!
Mi presento e scambiamo quattro chiacchere, lui dice che va piano, mah, chissà noi cosa dovremmo dire…..
Nella piazza intervistano un signore di 90 anni che ha fatto tutte le edizioni del Passatore tranne la prima, se arriva lui arrivo anche io….un’altra conferma che ce la posso fare.
Alle 2 ritrovo con altri amici virtuali del forum a cui finalmente diamo un volto, poi con gli amici giunti dal paesello ci schieriamo sulla linea.
Il Garmin non vuole saperne di agganciare i satelliti, pazienza, prima o poi li prenderà.
Alle 3: via, partiamo quasi camminando, fa un caldo atroce e sudo copiosamente.
Arriviamo la primo ristoro dove è quasi impossibile prendere un bicchiere d’acqua e allora proseguo.
Inizia la salita, inizia il cammino, non importa di correre adesso, non saranno questi i minuti in cui gudagnerò posizioni e invece è pieno di gente che sgomita per sorpassare e correre, ma dove è andate che è ancora lunga, vi raccolgo tutti col cucchiaino prima della Colla !!!
Panorama stupendo, ne approfitto per fare alcune foto della città avendo cura di ecscludere dall’inquadratura lo stadio degli odiati rivali che da qui si vede fin tropppo bene.
A ogni ristoro acqua acqua e ancora acqua e se possibile dei sali senza esagerare, poi the e cocacola. Niente banane perchè so già che non le tollero.
Qualche cucchiaiata di sale quando c’è, tremendo da mandar giù ma serve con questo caldo, imparate dal mondo animale, le bestie mangiano solo quello di cui han bisogno e quando fa molto caldo cercano il sale.
Dopo la prima rampa a Fiesole si può corricchiare, vado via tranquillissimo, chiacchero con la mia amica, non ho nemmeno un po’ di fiatone, manca tanto, i soliti burloni del “Stasera si tromba” che onestamente iniziano a stancare, macchine al seguito e costante, il gran caldo.
Finalmente parte il discesone verso Borgo San Lorenzo, anche se vorrei accelerare cerco sempre di stare sui 6’30” al chilometro, ai ristori ci si ferma bevuta obbligatoria e con calma si riparte, non saranno certo quei minuti a farmi
arrivare tardi…
Passo il tappeto a Borgo con 2 minuti di ritardo sulla tabella, un paio di pit stop tecnici non previsti ma ci siamo, appena usciti dal paese la mia amica mi raggiunge ed è in pessime condizioni: verde come un kiwi ha una nausea tremenda che le han procurato i sali che lei non sopporta. Sto un po’ con lei ma mi dice di andare, poi arriverà tre quarti d’ora prima di me….è proprio vero che le donne nell’ultra sono superiori agli uomini.
Ho deciso che salirò alla Colla camminando e così faccio, con in mano il garmin collegato al cavo del carica batteria fino in cima, idea geniale comprarselo e portarselo in tasca.
Gli ultimi chilometri inizio ad avere freddino ma ormai ci siamo, si sentono le voci di chi è già in cima, tra le macchine ferme in coda il passo sicuro e costante mi porta sempre più in alto.
Incredibile, ho percorso 48 chilometri e non sono neanche tanto stanco, in cielo esce un tappeto di stelle, quel cielo stellato sopra di me che Emmanuel Kant teorizza nella critica della ragion pratica, ho solo qualche dubbio su cosa mangiare – vedo che le mele vanno benone e anche il pane e nutella, che notoriamente a me non piace ma me la faccio andare bene. Ogni tanto una bustina di miele, ne ho comprato uno scatolone da 150 per l’evento e ne ho con me una ventina, l’idea me l’ha data Ivan Cudin quando ha dichiarato che ne ha mangiato un chilo e mezzo per fare la spartathlon..
Alla Colla recupero la mia borsa in un minuto, mi cambio con calma, una bella spalmata preventiva di pasta fissan sul didietro, chiacchero un po’ con Andrea Galimberti (che ha fatto il Passatore una ventina di volte e un centinaio di cento
km, un mito delle ultra in Brianza, anche perchè abbastanza giovane) brodo bollente e the (che insieme sono una combinazione schifosa) e riparto nella discesa sempre con molta prudenza per non appesantire le gambe.
Mi innervosisce il fatto che non ci sia campo, vorrei avvisare mia moglie e gli amici che mi seguono ma non ci riesco e non ci riuscirò fino a Marradi, pazienza.
Vado giù in trance, con l’occhio fisso sulla luce della frontale, sulla strada un rospo enorme spiattellato da qualche auto mi fa sobbalzare, ma il resto è ok, certo che sta discesa è ben noiosa, ma intanto penso: ho finito una maratona, sto finendo la tapasciata intermedia e poi c’è solo una maratona da portare a casa ed è fatta, davvero sono stupito da come reagisce bene la mia mente, da come non si fa fregare dalla distanza e dalle paure e vincoli che ci creiamo da soli, ho superato 7 ore di gara, la metà dovrebbe essere alle spalle, ce la faccio, voglio arrivare a Faenza col sorriso.
Marradi. Dicono che il Passatore inizi qui e finisca a Brisighella, ma io non ci voglio stare a questa cazzata, è iniziato a Firenze e finirà a Faenza. Mi siedo un minuto per bere e mangiare e riparto. Manca solo un lungo alla fine, quindi non
c’è motivo per non arrivare in fondo, mi danno solo un po’ fastidio le piante dei piedi ma credo sia normale dopo tutti questi chilometri che peraltro non avevo mai corso prima…..
Fino a San Cassiano alterno camminata e corsa, i falsipiani sono tanti doprattutto dopo il 70° ma lo sapevo e avevo messo in conto anche questi.
Dopo il ristoro di San Cassiano qualcosa in me cambia, è la consapevolezza di avercela fatta.
Anche se mancano ancora 24 chilometri inizio a tirare e infatti nella frazione da San Cassiano fino a Brisighella sarò 247°, a un certo punto il Garmin indica 5 e 15 al km, sto bene e supero, supero tanti runners – più di 150 in 12 km dicono
le classifiche – , la loro stanchezza diventa per me benzina che mi fa girare le gambe in un modo fantastico, non sento stanchezza, non sento dolore, non sento fatica, sento solo pura energia che esce da ogni parte del mio corpo e mi spinge verso Faenza !
Riprendo a camminare alla salitina all’ingresso in Brisighella, mangio e bevo e riparto, mancano 12 chilometri, il mio giro standard di allenamento, la strada è un po’ pallosa, non c’è in giro nessuno ma è fatta, ormai arrivo in fondo, ogni tanto mi concedo cento metri di cammino e poi via, penso di avere più sonno che il resto – io non sono uno che ama far tardi, mi alzo alle sei tutte le mattine e non mi posso permettere di far tardi la sera.
All’ultimo ristoro una ragazza mi dice col suo dolcissimo accento romagnolo: “via, vi mancano solo due lunghi” (nel senso di due rettilinei), il primo è noioso ma quando arrivo alla rotonda del passatore inizio a ridere come un bambino e mi
dico “avevate qualche dubbio che io non ce la facessi ?”, poi riparto e nel vialone finale capisco che sotto le 12 ore è quasi impossibile a meno di andare a 4 e 30, ma non riesco a girare così forte, non ora, però mi prendo la grande soddisfazione di una volata di 300 metri con un tipo che da dietro mi punta a cerca di superarmi ma deve desistere, arrivo incredibilmente felice in 13h e 5′, ritiro medaglia e vino e resto lì seduto una decina di minuti a godere, incredibilmente non sono stanco, non ho mal di gambe e di schiena, lo stomaco sta bene e avrei potuto continuare a correre ancora se mi avessero detto che avrei dovuto proseguire oltre Faenza per il traguardo.
Non male, soprattutto per lo stato in cui sono arrivato, era la prima 100km, facciamo sempre in tempo a migliorarci, vedo gente che arriva e deve farsi sorreggere che non si regge in piedi, mi dicono che in tanti si sono ritirati per il caldo, io invece sto alla grande e trabocco di gioia.
Mando un messaggio alla famiglia che mi sommerge di complimenti, mi faccio una foto e la metto su facebook, cinque minuti dopo inizio a ricevere complimenti e anche questa è andata, la medaglia del Passatore è al collo ed è il premio più bello del mondo….
Omar Casati